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Serial Killer - Edmund Emil Kemper III

Nome Completo: Edmund Emil Kemper III
Soprannome:
Nato il:
18/12 1948 - Morto il: in vita
Vittime Accertate: 10
Vittime Ferite: 8

Ed Kemper
Video

MODUS OPERANDI: Si finge paladino degli autostoppisti ed esibisce un adesivo per fingersi membro della comunità universitaria, studia bene zone delle stade statali per sferrare l’attacco, accoltella, strangola, spara, decapita, smembra le vittime, le mangia, usa violenza sessuale sui cadaveri....

Biografia Serial Killer: Edmund Emil Kemper III

Biografia tratta da: “www.latelanera.com" di Emiliano Maiolo

Pag. 2 - È il 7 maggio del 1972 che ha inizio la sua effettiva carriera di serial killer. Carica in auto due autostoppiste di San Francisco, Mary Ann Pesce e Anita Duchessa, le porta in una zona isolata e le pugnala entrambe a morte, incontrando più difficoltà di quanto avesse immaginato. Poi porta i cadaveri delle giovani donne a casa della madre e li fotografa con una Polaroid, quindi ne seziona uno e taglia a entrambi la testa. Si libera dei corpi chiudendoli in sacchi di plastica che seppellisce sulle montagne intorno a Santa Cruz, mentre tiene con sé le teste per qualche giorno, prima di gettarle in un burrone.

La carriera omicida - L'Attuazione

È il 7 maggio del 1972 che ha inizio la sua effettiva carriera di serial killer. Carica in auto due autostoppiste di San Francisco, Mary Ann Pesce e Anita Duchessa, le porta in una zona isolata e le pugnala entrambe a morte, incontrando più difficoltà di quanto avesse immaginato. Poi porta i cadaveri delle giovani donne a casa della madre e li fotografa con una Polaroid, quindi ne seziona uno e taglia a entrambi la testa. Si libera dei corpi chiudendoli in sacchi di plastica che seppellisce sulle montagne intorno a Santa Cruz, mentre tiene con sé le teste per qualche giorno, prima di gettarle in un burrone.
Passano quattro mesi. Il 14 settembre da un passaggio a una ballerina quindicenne, Aiko Koo, che stanca d’aspettare l’autobus aveva pensato di fare l’autostop.

La porta in un luogo isolato e agisce con maggiore accuratezza. La strangola e ne violenta il cadavere, quindi lo porta a casa per sezionarlo. Il giorno seguente, la testa della ragazza si trova nel bagagliaio della sua auto, mentre lui è a colloquio con gli psichiatri che periodicamente controllano il suo stato mentale.

Ed passa l’esame senza problemi: convince gli psichiatri di non costituire più un pericolo né per gli altri e né per se stesso e dunque viene inoltrata al tribunale una richiesta di archiviazione della sua pratica. È questo indubbiamente un grosso successo per lui, un evento che dimostra la sua superiorità nei confronti del sistema, superiorità confermata pure dal fatto che i suoi precedenti omicidi finora sono rimasti impuniti. È da dire, a questo proposito, che in questo periodo Santa Cruz vanta il poco invidiabile titolo di “capitale mondiale dei serial killer” e che la polizia ha per le mani un numero incredibile di vittime senza movente. Accanto a Kemper, almeno altri due assassini seriali stanno terrorizzando la città e i suoi dintorni. Herbert Mullin, uno schizofrenico paranoide bello e intelligente, uccide indiscriminatamente uomini e donne, per ordine di presunte “voci” che lo spingono a contribuire alla salvezza dell’ambiente. E nei boschi circostanti la città, il ventiquattrenne meccanico John Linley Frazier massacra una famiglia di sei persone e da fuoco alla loro abitazione, come monito ai distruttori della natura.

Sul biglietto che lascia sul parabrezza della Rolls-Royce di una delle vittime, scrive:
«Il materialismo deve morire o l’umanità fermarsi.» [urgetokill]

D’altro canto, la polizia non si preoccupa più di tanto delle denunce di scomparse di ragazze da parte dei genitori, visto il continuo e frenetico via vai di “figli dei fiori”, vagabondi, persone di passaggio e viaggiatori d’ogni genere. Capita spesso che le presunte “scomparse” si ripresentino a casa già il giorno dopo, semmai con un nuovo fidanzato. Ed, inoltre, è un tipo insospettabile, secondo la logica investigativa degli anni settanta: è un giovane timido e disponibile, che di sicuro non può avere niente a che fare con certi atroci omicidi. È sulla base di questa complessa situazione dunque che Kemper può continuare indisturbato a mietere vittime.

Contravvenendo alla prima regola sulla libertà vigilata, Ed, che intanto ha perso il lavoro ed è tornato a vivere dalla madre, acquista un’arma da fuoco. Il 9 gennaio 1973 rapisce Cindy Schall, un’altra studentessa. Tenendola sotto la minaccia di un fucile, la costringe a entrare nel bagagliaio della sua auto, quindi le spara. Ormai il suo “rituale” è ben consolidato: porta a casa il cadavere, lo violenta e lo seziona nella vasca da bagno. Sparpaglia poi i resti chiusi in vari sacchetti sulla scogliera di Carmel, ma riserva un trattamento particolare alla testa. La seppellisce nel cortile sul retro, col viso rivolto verso l’alto, in direzione della camera da letto della madre. Clarnell aveva sempre voluto che la gente “alzasse gli occhi” per guardarla, non la stava forse accontentando?

I resti della giovane vittima vengono rinvenuti il giorno successivo, a Santa Cruz il panico dilaga. La polizia invita le ragazze a non accettare passaggi da sconosciuti, ma questo non basta a fermare la striscia di sangue che Ed lascia dietro di sé. La macchina che guida porta in bella mostra un adesivo che testimonia la sua appartenenza al mondo universitario, come si può dubitare di uno “dell’ambiente”? E così, meno di un mese dopo, Kemper uccide ancora. Rosalind Thorpe e Alice Liu ricevono lo stesso trattamento che ha riservato alle altre ragazze: spara loro alla tempia, poi le porta a casa. Attende che sua madre ritorni dall’università, prima di decapitarle all’interno del bagagliaio stesso.

 Non soddisfatto, trasporta in casa il corpo di Alice e lo violenta sul pavimento, poi, tornando alla macchia, le taglia le mani, in preda a un’ispirazione improvvisa. Seppellisce i corpi mutilati nei pressi di San Francisco, a Eden Canyon, dove vengono ritrovati una settimana dopo. Si avvicina la primavera e ormai lui stesso è allarmato dalla rapida escalation della sua natura omicida. A un certo punto prende in seria considerazione l’idea di ammazzare tutti gli abitanti dell’isolato, come “dimostrazione alle autorità”, ma poi comprende qual è in realtà il suo vero desiderio, ciò che ha sempre voluto fare.
Uccidere sua madre.


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