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Serial Killer - Edmund Emil Kemper III

Nome Completo: Edmund Emil Kemper III
Soprannome:
Nato il:
18/12 1948 - Morto il: in vita
Vittime Accertate: 10
Vittime Ferite: 8

Ed Kemper
Video

MODUS OPERANDI: Si finge paladino degli autostoppisti ed esibisce un adesivo per fingersi membro della comunità universitaria, studia bene zone delle stade statali per sferrare l’attacco, accoltella, strangola, spara, decapita, smembra le vittime, le mangia, usa violenza sessuale sui cadaveri....

Biografia Serial Killer: Edmund Emil Kemper III

Biografia tratta da: “www.latelanera.com" di Emiliano Maiolo

Pag. 2 - Durante il fine settimana di Pasqua, attende che la madre vada a letto, quindi, alle 5 e 15 del mattino, la uccide a martellate. La decapita e la violenta. Per ultimo, le taglia la laringe e cerca di gettarla nel tritarifiuti. Agli agenti dirà: «Mi sembrava la cosa giusta, per farle pagare tutte le volte che se l’era presa con me, urlando e sbraitando.» Quando però preme il pulsante per l’accensione, il tritarifiuti s’inceppa e gli “risputa” l’organo. «Perfino da morta, continuava a tormentarmi. Non riuscivo a farla tacere!», gemerà.

La cattura di Ed Kemper

Durante il fine settimana di Pasqua, attende che la madre vada a letto, quindi, alle 5 e 15 del mattino, la uccide a martellate. La decapita e la violenta. Per ultimo, le taglia la laringe e cerca di gettarla nel tritarifiuti. Agli agenti dirà: «Mi sembrava la cosa giusta, per farle pagare tutte le volte che se l’era presa con me, urlando e sbraitando.» Quando però preme il pulsante per l’accensione, il tritarifiuti s’inceppa e gli “risputa” l’organo. «Perfino da morta, continuava a tormentarmi. Non riuscivo a farla tacere!», gemerà.

Infuriato dall’evento, da lui stesso ritenuto “macabramente appropriato”, Ed chiama un’amica di sua madre, Sally Hallett, e la invita a casa per una “festa a sorpresa” in onore di Clarnell. Quando la donna arriva, la strangola e le taglia la testa. Ne adagia il cadavere decapitato sul proprio letto, e va a dormire in quello della madre. La domenica di Pasqua, si mette in macchina e comincia a guidare senza meta verso est. Con la radio accesa, si aspetta di sentire da un momento all’altro d’essere diventato una celebrità nazionale. Il tempo passa, però, e la radio non dice nulla. Alla fine, esausto e deluso dalla sua mancata consacrazione alla fama, si ferma nei pressi di Pueblo, in Colorado, e chiama da una cabina telefonica il Dipartimento di polizia di Santa Cruz.

Ai suoi “amici” poliziotti, Ed confessa tutti i propri delitti. Deve però faticare parecchio per convincerli di essere davvero lui l’assassino di quelle ragazze di cui discorrevano insieme nei bar. Poteva il buon “Big Ed”, il ragazzo che esprimeva sincero ribrezzo per le efferate modalità degli omicidi, essere un assassino? Sembrava impossibile.
Eppure Ed fornisce delle prove inoppugnabili, informazioni che solo l’omicida poteva avere. La polizia di Santa Cruz non può far altro che andarlo ad arrestare, mentre lui attende pazientemente il loro arrivo all’interno della propria auto. È così che ha quindi fine la sua carriera criminale, cominciata con l’omicidio dei nonni e terminata con quello della madre, da sempre desiderato e finalmente messo in atto.

Il processo

Al processo, Ed si mostra chiaramente compiaciuto di essere divenuto finalmente importante, degno dell’attenzione dell’intera nazione. La sua genialità è sotto gli occhi di tutti, ed è evidente, a suo modo di vedere, che non l’avrebbero mai catturato se lui stesso non avesse deciso di costituirsi. Quando gli viene chiesto quale punizione ritenga adeguata per le proprie azioni, risponde senza incertezza: «Morte per tortura.» Invece, viene condannato per otto omicidi di primo grado a un ergastolo per ognuno di essi e viene rinchiuso presso una struttura psichiatrica di Vacaville, una cittadina a metà strada tra San Francisco e Sacramento. È qui che riceve le visite dei più noti cacciatori di serial killer John Douglas e Robert Ressler.


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