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Serial Killer - L’infanzia

“Su questa terra, o su altri mondi , l’uomo ha da secoli una fedele  compagna, La Paura”.
(Edgar Allan Poe - 1809-1849)

 

L'infanzia del serial killer: ambiente sociale ed eventi formativi

Pag. 3 - Elementi del comportamento

In questa sezione vedremo tutti quei comportamenti insoliti che gli investigatori ritengono di grande importanza per determinare poi le motivazioni degli atti criminali compiuti da adulti. In questo settore rientra l'oramai famigerata Triade di McDonald: Enuresi, Piromania, Crudeltà sugli animali. Questi tre comportamenti sono stati riscontrati dalla maggioranza dei serial killers intervistati e/o studiati dall' F.B.I., anche e soprattutto all' esterno di questa ricerca dei trentasei individui. L'enuresi è un comportamento non inusuale nei bambini, quella però qui presa in considerazione è una forma quasi patologica e protratta anche fino all'età di quindici/sedici anni.

Spesso ha un effetto doppiamente negativo per il soggetto. Sensazioni di inadeguatezza, immaturità e vergogna sono frequentemente aggravate dalle reazioni sproporzionate dei genitori o di altri parenti come zii o fratelli/sorelle che deridono il soggetto provocando un ulteriore trauma ed una escalation di rabbia dovuta alla sensazione di impotenza. Per piromania anche qui si intende una forma vicina alla patologia dove vi sia una sensazione rispetto all'appiccare i fuochi molto vicina alla compulsione, un atto che gratifica molto il soggetto e che pretende di essere ripetuto in modo ossessivo. Esempio fulgido il giovane David Berkowitz, il killer di coppiette di New York che da adolescente era riuscito ad accendere più di duemila fuochi nell'area metropolitana di New York.

Infine, per quanto riguarda la crudeltà sugli animali non si può realmente parlare di forme patologiche e non ma casomai di gravità delle manifestazioni. L'atto infatti è di per se un segnale di anomalie caratteriali del bambino. Si considerano gravi le forme in cui oltre alla tortura di animali domestici si passa all'uccisione e allo smembramento di animali da cortile o domestici. Il giovane Ed Kemper era terribilmente affascinato dalla morte e dal "funzionamento" degli esseri viventi e, oltre a praticare pericolosi giochi con sua sorella come vittima catturava, squartava e sezionava con rinnovato e sempre più morboso interesse i gatti del vicinato.

Il giovane Jeffrey Dahmer, dal canto suo, passava intere giornate in cerca di animali morti per strada, li portava a casa e dopo averli sezionati, fotografati disegnati e dipinti nelle varie fasi della dissezione compiva esperimenti sullo sciogliere i resti con l'acido oppure triturare le ossa e liberarsi per altri versi delle carni. In modo prevedibile queste insane pratiche giovanili sono divenute le esperte tecniche di un adulto serial killer, organizzato in ogni minimo dettaglio. Gli elementi di spicco per quanto riguarda la prima infanzia sono che più del cinquanta per cento dei soggetti ha manifestato i seguenti comportamenti: Sogni ad occhi aperti o fantasie (82%), masturbazione compulsiva (82%), Isolamento (71%), enuresi (68%), tendenza alla ribellione (67%), incubi notturni (67%), distruzione di proprietà (58%, piromania (56%), furto (56%) e crudeltà verso i pari (54%).

Per quanto riguarda l'adolescenza il panorama è soltanto leggermente diverso, più del cinquanta per cento dei soggetti ha manifestato: iniziative violente verso gli adulti (84 per cento), tendenza alla ribellione (84%), ancora masturbazione compulsiva alla stessa percentuale dell'infanzia (82%), fantasie (81%), ancora isolamento, in percentuale maggiore rispetto alla prima infanzia (77%rispetto al 71 della fase precedente), crudeltà verso i bambini, in percentuale aumentata anche questa caratteristica (64% rispetto a 54%).
Ma forse la caratteristica più evidente è che quasi la metà dei soggetti porta avanti con determinazione e regolarità un progressivo pattern di violenza sugli animali.
Per quello che concerne il periodo adulto, assistiamo allo stabilizzarsi di alcuni elementi che si erano rivelati peculiari nella fase adolescenziale più l'aumento notevole di qualche altra caratteristica precedentemente poco rilevante. Più del cinquanta per cento dei soggetti infatti presenta le seguenti caratteristiche: azioni violente verso gli adulti (aumentate dall'84 all'86 per cento a discapito della crudeltà sugli animali, che diminuisce notevolmente), fantasie (stabili all'81 per cento), masturbazione compulsiva (81%), isolamento (73%) e bassa considerazione di sè (62%).

Prima di affrontare una visione generale, bisogna fare una distinzione fra indicatori di comportamento interni ed esterni. I comportamenti interni sono quelli propri del soggetto e che esperisce all'interno della sua emotività. Quelli esterni sono quelli che palesemente possono essere osservati dagli altri. I comportamenti interni più diffusi trasversalmente ai tre periodi sono: fantasie, masturbazione compulsiva ed isolamento. I comportamenti esterni più presenti in generale sono invece il mentire patologico, la tendenza alla ribellione, il furto, la crudeltà verso i bambini e l'aggressività manifesta verso gli adulti.
E' stato riconosciuto a questo insieme di caratteristiche il nodo principale da cui si può formare una personalità antisociale, risentita in modo violento ed estremamente egoistica che si manifesta più tardi nella vita attraverso l'omicidio in serie, una base solida dalla quale raramente sembrano esserci altre uscite, un insieme di costrutti mentali che porta troppo spesso alla considerazione dell'altro come un mezzo per arrivare alla propria soddisfazione, allo sfogo della rabbia, al piacere sessuale.

L'impossibilità di simpatizzare o avere sentimenti positivi verso una vittima è inevitabile. Un altro importante tema che è stato analizzato è il grado di adattamento sociale. Un altro paradigma sembra affiorare a questo proposito. Più precisamente quello che nonostante i mezzi mentali e familiari di ottenere successo dalle attività della vita, molto spesso queste persone hanno grosse difficoltà con la scuola, il lavoro, il servizio militare. Per quello che riguarda le posizioni lavorative vediamo i dati più eloquenti di questa sezione. Solo il 20 per cento dei soggetti possedevano un lavoro stabile. Ben il sessantanove per cento aveva lavori vacanti. Questo dato è molto importante, perché bisogna ricordarsi che qui è il senso di adattamento sociale che viene preso in considerazione; ad esclusione di pochi, la maggior parte dei serial killers sarebbero perfettamente in grado di trovare lavori di concetto ed inserirsi nella società.

Nonostante ciò questo non succede nella maggior parte dei casi. Esempi di questa categoria ce ne sono ovunque nella casistica statunitense, John Wayne Gacy, l'assassino vestito da clown, era un indefesso lavoratore; due volte cittadino dell'anno a Springfield, la capitale dell'Illinois, aveva un'impresa tutta sua ed era famoso per lavorare dalle dieci alle tredici ore al giorno. La scuola però non era il suo forte, ha ripetuto più volte il quarto grado elementare prima di abbandonare definitivamente gli studi. Ted Bundy, conosciuto per essere un brillante studente di legge prima di iniziare la sua corsa omicida conclusa quasi in follia, non ha mai lavorato in un impiego stabile e si è alla fine lanciato in una serie di viaggi attraverso gli Stati dell'America con carte di credito false e soldi dei genitori e della sua compagna.

Neanche le prestazioni durante il servizio militare sono troppo buone: quattro dei soggetti hanno avuto problemi con la legge nel contesto del servizio, e otto di loro sono stati congedati con disonore a causa di comportamenti violenti e antipatriottici e resistenza alla disciplina degli ufficiali. Addirittura uno dei quattro soldati congedati con onore del gruppo confessa che le sue fantasie, che avevano avuto sempre e soltanto lui come soggetto, dopo il ritorno dal Vietnam si sono trasformate in desiderio di rivalsa, vendetta e violenza verso le donne e la società. In conclusione possiamo dire che non sappiamo con certezza se questi siano gli elementi che fanno di un uomo un assassino seriale anche perché quasi tutti gli intervistati avevano i numeri e le possibilità per diventare rispettabili membri della società.

Certo è che il concorso fra i fattori ambientali, familiari e caratteriali sopra elencati fanno sì che una persona si isoli gradualmente dalla società in modo patologico e carico di risentimento; l'isolamento stesso è conseguenza ed origine dello sviluppo della personalità antisociale in quanto la chiusura in se stessi dovuta ad un cattivo rapporto con l'esterno fa sì che i soggetti si allontanino anche da quelle figure potenzialmente positive come gruppi di pari ma anche insegnanti, genitori, dottori.


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