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Serial Killer - Peter Kurten

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Nome Completo: Peter Kurten
Soprannome: Il vampiro di Dusseldorf
Nato il: 26/05 1883 - Morto il: 02/06 1932
Vittime Accertate: 12

Peter Kurten
Video

MODUS OPERANDI: Adesca le sue vittime, le bracca, una volta raggiunte e le strangola, le accoltella e spesso le devasta a colipi di martello, compiendo prima e/o dopo la morte atti di lidine di ogni sorta....

Biografia Serial Killer: Peter Kurten

Biografia tratta da: “www.latelanera.com" di Aleks Kuntz

Pag. 3 - La carriera omicida di Peter Kurten inizia nel maggio del 1913, esattamente il 25 del mese, quando, durante un furto in un appartamento, Peter si imbatte in una ragazzina che dorme nel suo letto. La giovane vittima ha appena dieci anni. Peter la stringe con una violenza inaudita straziandole il collo, finché il corpicino non rimane immobile, ormai privo di sensi, ma ancora vivo. E’ quando la piccola sviene che Peter tira fuori un temperino dalla tasca e colpisce con la lama meno lunga, meno appuntita, la gola della piccola. Il sangue schizza fuori a fiotti, bagnandogli le mani, lordandogli gli abiti, spruzzando il pavimento e il tappeto scendiletto.

Il primo omicidio

La carriera omicida di Peter Kurten inizia nel maggio del 1913, esattamente il 25 del mese, quando, durante un furto in un appartamento, Peter si imbatte in una ragazzina che dorme nel suo letto. La giovane vittima ha appena dieci anni. Peter la stringe con una violenza inaudita straziandole il collo, finché il corpicino non rimane immobile, ormai privo di sensi, ma ancora vivo. E’ quando la piccola sviene che Peter tira fuori un temperino dalla tasca e colpisce con la lama meno lunga, meno appuntita, la gola della piccola. Il sangue schizza fuori a fiotti, bagnandogli le mani, lordandogli gli abiti, spruzzando il pavimento e il tappeto scendiletto. Peter ha un’eiaculazione al solo contatto del getto di sangue sulla sua mano. E si lancia a mordere il collo della ragazza, a succhiare il sangue direttamente alla fonte, che strazia con due morsi evidentissimi.

Sono tre minuti da film gore, orrendi: mentre la ragazzina ancora si dibatte tra gli spasmi del dissanguamento, il mostro è su di lei, la tiene ferma col peso del suo corpo, con il braccio sinistro, mentre con la mano destra fruga sotto le mutandine della piccola e le imbratta la vagina del suo liquido seminale. L’orrore finisce quando il cuore ella piccola cessa di battere, quando il sangue non scorre più, non può più essere bevuto. Kurten lascia l’abitazione e corre a casa… mentre dell’omicidio della piccola Christine Klein, figlia di Peter, è accusato lo zio, Otto Klein. Ad “inchiodare” quest’uomo, un fazzoletto da tasca con incise le iniziali P.K. (Peter Kurten ma anche Peter Klein) che lo zio, desideroso di vendetta, avrebbe lasciato intenzionalmente sul luogo del delitto perché la colpa di quell’abominio ricadesse sul povero padre della bambina, colpevole, secondo l’accusa, di aver fatto uno sgarbo imperdonabile al fratello minore.

Peter esce indenne, galvanizzato dall’esperienza, ma finisce dentro per furto, e ci rimane fino al 1925, sodomizzando brutalmente varie vittime, nelle celle del penitenziario di Colonia. Quando esce dal carcere, per rifarsi una vita, inizia a lavorare in fabbrica e diviene addirittura quadro sindacale. L’avventura carceraria, l’ultima, lo ha galvanizzato, permettendogli di scaricare, in cella, contro i suoi colleghi più deboli, tutte le proprie frustrazioni. Dura poco, però. Un trasferimento lo costringe a spostarsi a Dusseldorf, nel gennaio del 1929. Come ammetterà l’anno dopo, negli interrogatori cui il professor Berg lo sottopose, “… il mio arrivo in città, salutato da un tramonto che aveva lo stesso colore del sangue, mi fece capire chiaramente quale doveva essere il mio futuro, in quella città!”. Una missione, dunque… che Peter Kurten porterà a compimento degnamente, guadagnandosi il soprannome famosissimo di “Vampiro di Dusseldorf” e divenendo protagonista di uno dei capolavori di Fritz Lang “M. Il Mostro di Dusseldorf”.

Dopo la prima vittima

A sedici anni dal primo omicidio, visto e considerato che non esistono vere e proprie evidenze che possa aver ucciso anche in carcere, Kemper torna ad ammazzare, torna a scegliere una bambina come vittima. Il 9 di febbraio, ad appena un mese dal suo arrivo a Dusseldorf, è il turno di Rosa Ohliger. La piccola viene ritrovata in un fossato, cosparsa di liquido infiammabile per lampade; l’assassino, dopo averla ferita, massacrandola, con tredici pugnalate inferte con violenza e brutalità, ha cercato di incendiare il cadavere. Dalle tracce lasciate sul corpo e sul luogo del delitto, agli inquirenti pare chiaro che l’assassino ha prima massacrato la piccola, le ha morso collo e petto più volte prima di pugnalarla, ha bevuto il sangue che la piccola perdeva dalle ferite (vengono ritrovate varie tracce di saliva) e ha poi imbrattato la sottanina della bimba con il liquido seminale che ha sicuramente emesso durante tutta questa operazione e non in un approccio di violenza sessuale.

E’ poi tornato, dopo tempo, quasi un giorno, sul luogo del delitto, per cercare di incendiare il corpo. Senza esservi riuscito. La sparizione ed il ritrovamento di Rosa seguivano di neppure una settimana la brutale aggressione subita da Frau Kuhn, accoltellata ventiquattro volte. E’ in questa occasione, nel primo effettivo omicidio attribuibile a Dusseldorf a Kurten, che Peter sperimenta per la prima volta il piacere, tutto sessuale, che un assassino prova a ritornare sulla scena del delitto. Quella sera, quando la signora Kuhn è ritrovata, Kurten torna ben due volte sul luogo del delitto ed entrambe le volte ha un orgasmo spontaneo. Nasce anche così un rituale, con la scoperta di un piacere procurato da un atto particolare.

Tornare sul luogo del delitto, per Kurten, diverrà un must… che onorerà, in futuro, ad ogni delitto… per goderne ancora, ed ancora, ed ancora! Passano solo altri cinque giorni dall’omicidio della piccola Rosa, che Peter torna in azione, questa volta massacrando di coltellate un operaio meccanico, tale Scheer. Può sembrare strano ma, anche questa volta, Kurten ha una polluzione spontanea, segno che uccide non per un bisogno squisitamente sessuale, ma perché l’assassinio, in sé, è una pratica che lo appaga completamente. Tornando sul luogo del delitto, questa volta, si azzarda ad intavolare un dialogo molto lungo con uno degli inquirenti. L’ufficiale in questione dichiarerà dopo che mai avrebbe pensato che quell’uomo così distinto ed insospettabile fosse in realtà l’autore dei delitti che dal 29 al 30 sconvolgeranno la città di Dusseldorf.


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