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Serial Killer - Le fantasie

“Su questa terra, o su altri mondi , l’uomo ha da secoli una fedele  compagna, La Paura”.
(Edgar Allan Poe - 1809-1849)

 

Le fantasie violente dei Serial Killer

Pag. 1 - Dei trentasei criminali studiati nella ricerca di Douglas e Ressler ogni singolo soggetto ha ammesso di essere sempre stato cosciente di avere avuto una vita fantastica molto attiva e che all'interno di queste fantasie quelle più ricorrenti erano di violente situazioni sessuali. La maggior parte di queste fantasie prima del primo omicidio si concentrano sull'uccidere.

Questo contrasta con le fantasie post-omicidio, che nella maggior parte dei casi hanno per argomento una rivisitazione dei crimini commessi e soprattutto il come perfezionare i vari aspetti delle imprese criminali. Il ruolo delle fantasie negli omicidi è un fattore che ha ricevuto attenzione solamente di recente. Negli ultimi vent'anni, il ruolo delle fantasie sadiche è stato esplorato in diversi studi (Brittain 1970; Reinhardt 1975; Revitch 1965,1980; West et al 1978), tutti concordi nell'affermare che gli atti sadici e le fantasie sono intimamente connessi fino ad annunciare la regola che "La fantasia guida il comportamento".

Da qui la regola aurea di Douglas che riassume in poche parole il senso dell'approccio comportamentista: "Il comportamento è lo specchio della personalità, la personalità è lo specchio delle fantasie". Analizzando i dati ottenuti con le ricerche e le interviste, si sono notate le corrispondenze biunivoche ed il legame inequivocabile fra fantasia ed omicidio; queste fantasie nascono presto nella mente dei soggetti e si incanalano in un flusso di percorsi di pensieri che tendono a difenderle e privilegiarle fino a farle diventare l'unica cosa di valore dell'individuo, l'unica realtà "veramente propria".

I flussi di pensiero sono evidenziati da alcune dichiarazione rappresentative di un soggetto: "Per tutta la mia vita sapevo che avrei ucciso, ed ogni mia energia si incanalava in quei pensieri che mi facevano sentire bene… sapevo che sarebbe successo, mi preparavo" o dalle dichiarazioni di una madre di un assassino che , dopo che suo figlio fu arrestato durante l'infanzia per il furto di materiali feticistici disse che se non succedeva qualcosa temeva che gli sbalzi d' umore e la solitudine estrema in cui il figlio si era rinchiuso avrebbero portato a "qualcosa di terribile e tragico".

L'omicidio è un atto che dà soddisfazione nel mondo fantastico dell'assassino. Poiché questi criminali pensano di avere il potere di fare quello tutto ciò che vogliono e di vivere in un mondo ingiusto, la fantasia emerge come un importante luogo di fuga e un momento in cui esprimere liberamente le proprie sensazioni di ricerca di controllo su di sè e su altri esseri umani. Ma quale è l'origine del pensiero di uccidere ? I pensieri sono definiti come idee che sono state elaborate da stimoli ricevuti attraverso il cervello (Gardner 1985). Il sogno ad occhi aperti è stato definito come ogni attività cognitiva rappresentante uno spostamento di attenzione dal contesto di un pensiero (Singer 1966). Una fantasia, come Douglas e Ressler la definiscono,è un pensiero elaborato con molta accuratezza, ancorato nelle emozioni e che ha origine nei sogni ad occhi aperti.

Le fantasie sono un normale mezzo attraverso il quale gli adulti ed i bambini ottengono e mantengono il controllo su una situazione immaginata. Comunque, il livello di sviluppo della capacità di avere fantasie può variare fra persone diverse ed in base alla capacità di ogni individuo di individuare un pensiero come sogno ad occhi aperti, articolarne il contenuto e retrospettivamente richiamarne il contenuto alla memoria. Singer (1996) osserva che il 96 per cento degli adulti ammette di sognare ad occhi aperti molte volte al giorno, mentre Beres (1961) fa invece notare una informazione molto importante; molto spesso la fantasia prepara all'azione. Molte persone possono avere fantasie sadiche. Non è noto come molte persone attivano le loro fantasie sadiche ed in che contesto questo succede ma Sclesinger e Revitch (1980) fanno notare che una volta che la fantasia raggiunge il punto in cui lo stress interno è intollerabile, la via per l'azione è spianata.

Molto spesso i motivi psicologici per il comportamento violento fanno capo ad una serie di traumi e di episodi critici nella prima infanzia. La tesi di Douglas e Ressler per quanto riguarda il serial killer è che l'universo di fantasie del soggetto sia stimolato ed incoraggiato dalle circostanze particolari in cui si trova a crescere. Nel tempo gli schemi di pensiero si organizzano in modo tale che la fantasia assume un ruolo dominante sopperendo alle sofferenze o ai disagi che il soggetto prova nella vita. Per esempio un bambino picchiato da suo padre può iniziare a pensare e fantasticare che ogni adulto che gli viene incontro lo fa per picchiarlo. Può immaginare che qualcuno arriva a picchiare l'adulto stesso e questo schema può dargli sollievo e soddisfazione. In aggiunta, mentre è picchiato il bambino può rimuovere se stesso dal dolore attraverso la fantasia, per esempio durante gli episodi di violenza non dà segni di paura o sofferenza fisica.

iù tardi può fantasticare di quanto sia stato bravo a controllare la situazione. Il bambino può diventare esperto a diminuire o aumentare il terrore a vari livelli sempre attraverso la fantasia, oppure può manifestare una progressiva perdita di aderenza alla realtà. Come diretta conseguenza si verifica non solo un isolamento ancora maggiore ma un'altra caratteristica molto diffusa dei serial killers, il bisogno di alti livelli di stimolazione per essere capaci di provare un' emozione. C'è uno sviluppo estremamente prematuro di queste fantasie sadiche e sessuali, alcune di queste sono realizzate in privato o nel gioco. Molte di queste fantasie costituiranno lo schema degli omicidi del criminale adulto. Lo sviluppo di queste fantasie è documentato anche dai genitori dei soggetti. Una madre racconta di aver trovato una volta il figlio di appena tre anni con il pene legato con una corda ad un cassetto. L'organizzazione dell'atto le fece presumere che quella non era la prima volta che lo faceva.

Le fantasie sono utili ai bambini, li aiutano ad imparare attraverso il ripetersi ed il prepararsi all'azione. Non è chiaro se queste fantasie positive erano presenti per i criminali o se non ne abbiano mai avute; il dato che emerge comunque è un attaccamento morboso ad esse ed una dipendenza totale. L'estrinsecazione delle fantasie si nota anche nel gioco dei bambini, anzi si ritiene che alcuni schemi di gioco siano la messa in atto della scena immaginata numerose volte. Questo è confermato dai soggetti stessi che ricordano fin dalla tenera età di aver avuto schemi di gioco ripetitivi da soli o con altri coetanei. Spesso l'atto è un rovesciamento, ottenuto attraverso la razionalizzazione della fantasia di una situazione in passato imposta al soggetto o di un episodio di cui è stato vittima. In questi casi il soggetto non è consapevole di agire in senso di rivalsa rovesciando i ruoli.

Un criminale racconta che era solito masturbarsi apertamente in famiglia specialmente in presenza delle sue sorelle, usando il loro abbigliamento intimo come oggetto feticistico. Il soggetto voleva mostrare la sua superiorità verso la famiglia per rovesciare le situazioni di abuso che era stato costretto a subire dal padre quando era molto più piccolo. La famiglia lo derideva, e la sua reazione era di odio perché non riusciva a vedere il fatto che il rifiuto della famiglia per lui era basato sull'assurdità di questi atti. Era capace soltanto di percepire il risentimento e l'odio che provava per i suoi parenti. Un altro elemento importante che affiora dall'analisi delle fantasie è che fin dall'inizio queste sono estremamente egocentriche, e che più tardi si traducono in un acting-out che non si preoccupa minimamente dell'effetto sugli altri di cosa succede.

Un soggetto racconta che costringeva sempre sua sorella a fare un gioco che si chiamava "camera a gas" nel quale lei lo doveva legare ad una sedia e poi tirare un immaginario interruttore, dopo un po' lui avrebbe iniziato ad agonizzare e poi sarebbe morto. Il gioco era molto scioccante per la sorella ma questo era di nessun interesse per il soggetto, preoccupato soltanto del fatto che la rappresentazione sesso-morte fosse il più fedele possibile all'immagine mentale che aveva di essa. L'interesse per temi feticistici è molto comune nei soggetti, anche durante la prima infanzia ci sono testimonianze di interesse per tacchi a spillo, abbigliamento femminile intimo e non, corde ed indumenti appartenenti ad altri. Spesso le fantasie si concretizzano in modo embrionale ma evidente subito nei primi crimini commessi dai soggetti, che troppo frequentemente sono sottovalutati come bravate di adolescenti bizzarri.

Sarebbe invece opportuno che psicologi e forze dell'ordine si rendessero conto della pericolosità che alcuni crimini minori manifestano a livello di potenziale. Esempio di questa ultima affermazione è il caso sopra analizzato del bimbo trovato dalla madre col pene legato con una corda ad un cassetto. Da adolescente è stato trovato sotto la doccia che praticava asfissia autoerotica con una corda. A quattordici anni i suoi genitori lo portarono da uno psichiatra dopo aver notato delle evidenti bruciature sul collo. A diciassette anni ha rapito una ragazza più giovane di lui di qualche anno e con l'auto l'ha trascinata nel deserto e l'ha tenuta con se per tutta la notte. La denuncia è arrivata da parte della ragazza il giorno seguente e la polizia lo ha arrestato però senza grandi conseguenze.


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